Saldi estivi: Fismo Confesercenti, luci ed ombre per questo 2024. Vendite in calo per quasi un’impresa su due

Bene nelle isole. In Campania male per gli abiti da cerimonia


Dopo il flop dei saldi invernali, dovuto anche all’inizio prematuro che non ha invogliato gli acquisti, le vendite di fine stagione estive non sono andate meglio, risultando deludenti per quasi un negozio su due.

Da un sondaggio effettuato da Confesercenti sugli operatori aderenti alla Fismo, in tutta la penisola, è scaturito che in regioni come Lombardia, Puglia, Emilia-Romagna e Toscana l’andamento è stato decisamente negativo, rispetto allo scorso anno, nelle isole, invece, le vendite sono risultate in aumento. Stabile la Campania.

Entrando nel dettaglio in Puglia sono andate leggermente meglio le città turistiche, rispetto ai piccoli centri e alle altre città; in Lombardia il 61% degli esercenti ha dichiarato che le vendite a saldo sono risultate in calo sul 2023. Imprese lombarde che, alla luce di questi dati, chiedono “di meglio regolamentare e controllare vendite online e promozioni, anche in considerazione dell’evidente impatto, sul settore moda, dei cambiamenti climatici”.

In Toscana il calo delle vendite è quantificabile in un 10/15%, secondo gli operatori che, analizzando la situazione, denunciano la precocità dei saldi, le troppe offerte promozionali e rilevano anche una perdita di interesse, da parte dei consumatori, per abbigliamento e accessori in generale.  A mettere a rischio gli esercizi di prossimità, dicono i commercianti toscani, anche altre ragioni, come la forte tassazione sia locale che nazionale, le numerose regolamentazioni a cui devono sottostare i negozi, la desertificazione dei centri storici, il continuo aumento del commercio on-line e le vendite effettuate da irregolari.

Si uniscono a questo bilancio deludente i commercianti laziali che riportano vendite scarse, anche e soprattutto nella capitale

Diverso nelle isole: in Sardegna l’80% degli esercenti moda della Fismo ha avuto risultati tra il sufficiente e il buono. Solo il 20% ha avuto vendite scarse. Il 22% degli intervistati ha visto un piccolo incremento, rispetto alla scorsa stagione, valutabile intorno al 10/15%. Il 60% ha dichiarato che sono andati come l’anno scorso. Il resto (18%) ha dichiarato una diminuzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Nonostante l’esito positivo i commercianti tengono a ribadire: “Fatti in queste date i saldi non ci permettono di dare il giusto valore alle nostre merci. Chiediamo un maggior controllo e sanzioni più severe verso chi fa sconti prima dell’inizio dei saldi ufficiali”.

Infine, la Sicilia: “Dopo il calo delle vendite primaverili – dicono gli operatori della Federazione moda Confesercenti – causa il meteo pazzo, ci aspettavamo la corsa ai saldi. Un risultato che comunque è stato buono con vendite in aumento di un 3% – 5%, rispetto al 2023”. Secondo gli esercenti siciliani sono andati molto bene i capi di lusso e bene borse, pelletterie e calzature. A soffrire sono sempre più i negozi di città multibrand, mentre vanno bene i mono marca, diretti o in franchising.

Stabile la Campania dove a fare la differenza, in negativo, è stato l’abbigliamento da cerimonia: solo nel mese di maggio le vendite sono diminuite del 30%, sul 2023.

“I dati ed i commenti dei nostri operatori – sottolinea il presidente Fismo Benny Campobasso – confermano quanto sia necessario intervenire per rivedere il meccanismo delle vendite di fine stagione. I saldi devono tornare ad essere un evento atteso dai consumatori e pertanto devono iniziare almeno un mese dopo le date in cui sono incominciati quest’anno e devono durare al massimo trenta giorni”.

“Anche il cambiamento climatico in atto impone una riflessione. È inoltre improcrastinabile un intervento europeo per regolamentare l’attività delle grandi piattaforme dell’online che hanno inflazionato sconti e promozioni, complici i trattamenti fiscali più leggeri. I governi europei devono capire che il commercio di prossimità è una ricchezza da tutelare per salvaguardare il futuro delle nostre stesse città. Sembra banale dirlo, ma una maggiore attenzione delle forze governative, che noi evochiamo da tempo per il nostro settore, è sempre più necessaria per ridare impulso ad un comparto che è stato sempre una colonna dell’economia italiana”.

 

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