Confesercenti Bologna, l’uva Saslà incontra i gusti di consumatori e conquista le tavole dei ristoranti

La festa dell’Uva Saslà, per tutto il mese di settembre, si tiene tra Bazzano, Monteveglio, Castello di Serravalle e Savigno

“Sono tanti i ristoranti che hanno accettato di proporre un menù a base di Uva Saslà. E ad 8 anni di distanza sono sempre più i soggetti coinvolti nella Festa di questo particolare vitigno francese (lo “Chasselas”) che sul nostro territorio produce una pregiata uva da tavola”, così Luigi VEZZALINI, Presidente di Terre di Jacopino, l’associazione di Castello di Serravalle che in questi giorni di settembre ha organizzato con il Comune la Festa dell’Uva Saslà 2024 nei municipi di Valsamoggia. Promossa da Confesercenti Bologna con il contributo della Camera di Commercio di Bologna la festa dell’Uva Saslà per tutto il mese di settembre si tiene tra Bazzano, Monteveglio, Castello di Serravalle e Savigno. Momento clou è stato il convegno di Savigno del 12 settembre sul tema: La Ristorazione e i Prodotti locali insieme per promuovere il Territorio.

“Il Comune – ha affermato Federica GOVONI, vice sindaca di Valsamoggia – sostiene la riscoperta di una coltivazione che risale a più di 100 anni fa. Nei tempi d’oro, nella prima metà del ’900, dai nostri Municipi l’Uva Saslà veniva esportata con i treni in tutto il mondo. Oggi salutiamo con gioia il felice sodalizio instaurato tra enti locali, associazioni di categoria, produttori e trasformatori creato per la promozione dell’Uva Saslà”.

All’interesse dei consumatori in questa edizione ha corrisposto un sempre maggiore coinvolgimento dei ristoratori. Come la trattoria Da Amerigo 1934 a Savigno e l’agritur Ca’ Lunati a Castello di Serravalle, il ristorante Veratti a Crespellano e, a Bazzano, Area del Gusto 1987 e Perdavvero-Urban Kitchen Lab. Ben quattro i ristoranti di Monteveglio: le trattoria Dai Mugnai, Del Borgo e Trebbi e l’agritur Ca’ Del Vento. Contatti ed elenco completo si possono consultare sul sito sito https://bit.ly/valsaslà.

“Visto il crescente interesse dei ristoratori all’Uva Saslà – ha affermato Stefano PARMEGGIANI, Presidente dei ristoratori Confesercenti di Valsamoggia e patròn della Trattoria Dai Mugnai – a Terre di Jacopino ho proposto di creare un ricettario dei piatti proposti con l’Uva Saslà. In questa edizione della Festa dell’Uva Saslà sono stati preparati piatti di alta cucina come il Risotto carnaroli con Zafferano, Lavanda della Val di Venola e Uva passa Saslà. O il Bombolone ripieno con Marmellata di Uva Saslà da vigna di 100 anni. L’Uva Saslà si presta per piati salati e piatti dolci. Il ricettario lo stamperemo per la prossima edizione della festa”. E Michele STAIANO, agronomo, ha aggiunto: “Se, da un lato, negli ultimi anni Bologna si è caratterizzata sempre più come Città del Cibo, dall’altro posso dire che i vini del nostro territorio e, soprattutto quelli dei Colli Bolognesi, hanno fatto passi da gigante nella conquista del gusto dei consumatori”.

Ad un testimone storico come Luca GENERALI di Montebudello è toccato raccontare le sue ricerca sull’Uva Saslà. “All’inizio degli anni 2000 – ha rivelato – ho scoperto un fervido mondo di produttori che prima del 1938 spedivano a Bologna l’Uva Saslà con i carri trainati da cavallo e, non appena arrivata a Bazzano la ferrovia Littorina, caricavano interi convogli di treni. Singolare il trattamento dell’Uva Saslà da parte delle donne che non dovevano mai toccare gli acini del grappolo”. Giorgio ERIOLI, altro testimone storico, ha elencato una lunga teoria di vitigni di nicchia e di uve da tavola coltivati sul nostro territorio dei Colli Bolognesi. Oltre all’Uva Saslà, si poteva trovare l’Angela, il Negretto il Maiolo e tante altre uve poi andate in disuso. “Con le 2400 piante di Uva Saslà – ha ricordato Annamaria MANFREDINI, produttrice di Uva Saslà – innestate 33 anni fa su una vigna vecchia di oltre 80 anni, oggi il mio podere è il maggiore produttore di Uva Saslà. Si vende nelle classiche cassette e quella che rimane va alla trasformazione. Siamo riusciti ad ottenere un ottimo aceto balsamico”. “L’Uva Saslà ora è inserita nell’Arca del Gusto di Slow Food, quale presidio di biodiversità alimentare e agricoltura familiare – ha aggiunto Raffaella MELOTTI, Presidente della Condotta Slow Food Valli Reno Lavino Samoggia – tanti i laboratori tenuti anche di recente con bambini e adulti per educarli ad apprezzare queste eccellenze del nostro territorio”. “Sono tanti i bandi varati in un anno – ha annunciato in chiusura Paolo Canto, rappresentante del Gal Appennino Bolognese – per promuovere i prodotti di nicchia come l’Uva Saslà”.

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